Un gioco di squadra: aiutiamoli ad includerci
Inclusione. Una parola che viene ripetuta con molta frequenza. Ma a volte non ci si sofferma troppo sul come raggiungere questo concetto e sopratutto sulla sua importanza. Non basta un inserimento fine a sé stesso, spesso solo di facciata e deleterio. Bisogna essere pronti, sfruttando tutte le capacità di autonomia e comunicazione delle parti in gioco. Del resto l’inclusione, quella vera, funziona solo quando l‘ambiente è preparato ad accogliere e noi siamo capaci di utilizzare al meglio le conoscenze acquisite.
Non basta buttarsi nella “mischia”. Giochiamo insieme nella stessa squadra
Per esserci inclusione vera nelle realtà che viviamo, per primi gli educatori devono preparare le persone diversamente abili. Sviluppando le loro potenzialità di autonomia e comunicazione rispetto agli ambienti in cui si dovranno inserire. E devono organizzare al meglio il campo di chi accoglie. Un esempio? Quando c’è un’attività sportiva di squadra integrata. Se precedentemente non è stata data la giusta preparazione a tutti (sfruttando le capacità di ognuno), rischiamo solo di evidenziare le difficoltà piuttosto che esaltare le qualità. L’inclusione funziona se alle persone con disabilità insegniamo adeguati mezzi per inserirsi. L’inclusione sarà così più semplice.