Precariato a scuola, un danno per gli alunni disabili. Cosa possiamo fare?
La lotta al precariato è una delle grandi sfide da affrontare nel mondo della scuola. A riaccendere un faro sulla questione, è stato il giornale La Repubblica, che recentemente ha sottolineato in un suo approfondimento come quasi la metà degli insegnanti di sostegno in servizio quest’anno sia supplente.
Un’urgenza sentita anche da noi di Io Faccio da Solo, che da tempo evidenziamo l’esigenza di creare un percorso di continuità educativa, che metta in relazione il lavoro fatto a scuola con quello dei professionisti all’interno dei laboratori. Un’esigenza che si scontra con le problematiche irrisolte del sostegno, accentuate dal verificarsi costante di cambi di cattedra.
Ogni volta che un ragazzo si trova costretto ad una ripartenza, qualsiasi, vede svanire sotto ai propri occhi un grande bagaglio già acquisito. Ricominciare è difficile per tutti. Per lo studente, che avrà difficoltà nel rientrare nelle nuove logiche di insegnamento, ma anche per il docente, che dovrà fare ancora più fatica ad ottenere la fiducia dell’alunno.
Il turnover scolastico porta a riformulare ogni anno gli obiettivi, che vengono lasciati a metà.
I laboratori possono allora essere validi punti di riferimento per non disperdere un percorso che aveva iniziato già a dare dei frutti. Una progressione frammentata, divisa in tanti pezzi, sarà poi difficilmente componibile, e non gioverà al bene dei ragazzi. I giovani con diverse abilità hanno bisogno, più che mai durante la propria crescita, di figure stabili, capaci di trasmettere progetti chiari e solidi.
Cosa possiamo fare?
I laboratori possono essere un riferimento, almeno per quel che riguarda gli obiettivi concordati con la famiglia. Concentrandoci sui temi che più ci riguardano, cioè quelli della comunicazione e del potenziamento delle autonomie. Il rapporto costante che i professionisti dei laboratori hanno con gli insegnanti è garanzia di continuità con la scuola, e fa si che le strategie e gli strumenti di lavoro rimangano condivisi.
Assieme alle famiglie, l’Ausilioteca può creare un percorso che sia generalizzato anche all’esterno della struttura, spendibile nella vita e negli ambiti quotidiani. Il tutto con educatori di riferimento stabili, che agiscono così in modo più efficace nel raggiungimento di determinati obiettivi.