Una vita in quarantena – Lettera aperta
Care famiglie,
la vita è rimasta la stessa anche ai tempi del Coronavirus. Identica (o quasi) in ogni suo momento. Per chi? Per pochi, sempre gli stessi: persone con disabilità fisiche importanti, ammalati, anziani non più autonomi, ragazzi e adulti con disabilità intellettive e relazionali mai veramente liberi di muoversi e fare scelte autodeterminate. Questo è il loro momento di liberazione.
Adesso tutti forse possiamo capire meglio quella condizione. Adesso che i nostri corpi sempre in movimento e la nostra testa sempre obbligatoriamente superattiva sperimentano ridotti spazi di manovra, convivenze forzate e questo tempo lento. Siamo in una fase che necessariamente sposta le prospettive e può diventare utile ad innalzare il livello della qualità delle vita di chi è sempre nella condizione di non avere alternative.
È basilare iniziare da questo concetto per attuare modelli e strategie nuove utilizzando le risorse e le tecnologie che già esistono.
Parliamo degli smartphone, dei tablet o degli ultimi dispositivi per la realtà virtuale. Sono soluzioni tecnologiche di uso quotidiano che aiutano a stare vicini, a coltivare interessi, attivare emozioni e motivazioni. Danno la possibilità, di “evadere”, conoscere, visitare luoghi altrimenti irraggiungibili e interagire con i propri cari e gli amici.
L’emergenza Covid-19 lo dimostra in modo drammatico: ammalati che dal letto di un ospedale, solo attraverso le video chiamate possono rivedere le persone più care, a volte per l’ultimo saluto. Ma anche in maniera molto positiva: la scuola che si riorganizza e probabilmente farà un passo avanti importante nella didattica digitale; le aziende che scoprono che è possibile lavorare da casa senza perdere profitti e anzi guadagnandoci tutti in maggior sicurezza, minore logorio e minor inquinamento.
Per le persone anziane, disabili e ammalate più che mai quindi gli ausili tecnologici devono essere considerati necessari.
Il servizio sanitario nazionale per molte di queste persone riconosce agevolazioni all’acquisto di sussidi tecnici e informatici per l’autosufficienza e l’integrazione, per facilitare la comunicazione interpersonale, l’elaborazione scritta o grafica, il controllo dell’ambiente, l’accesso all’informazione e alla cultura.
Per usufruire al meglio dei dispositivi bisogna partire dall’osservazione personalizzata delle capacità e delle esigenze. Cosi come è vero che avere ausili e applicazioni senza avere una buona rete di persone consapevoli a sostegno del progetto vanifica lo strumento stesso o nel peggiore dei casi lo rende deleterio. Famiglie ed operatori rimangono l’elemento umano e la risorsa insostituibile.
L’ausilio non sostituisce le persone, semplicemente offre a tutti grandi opportunità e innumerevoli soluzioni per essere connessi e consapevoli di essere parte dello stesso organismo. Tutti, nessuno escluso.
L’equipe di IO FACCIO DA SOLO